C’è una cosa che devo raccontarti Jane, ammesso che tu non abbia un pò sbirciato nella mia vita: sono tornata a Firenze, la nostra città di mezzo.
Non ci ero più tornata forse questo lo sai.
Ho scelto uno dei primi giorni dell’anno, ho scelto di essere sola. Non avrei sopportato la voce o le chiacchiere di nessun altro. Io e me.
Solito regionale. Ti confesso mia cara che ho fatto una gran fatica ad alzarmi dal letto quella mattina grigia. Avrei trovato un sacco di scuse. Ma poi è stata più forte la voglia di tornare . Di rivedere. Di camminare proprio lì. A dirtela tutta avevo immaginato un percorso alternativo, con sosta in un ristorante palestinese dove pare ci siano falafel buonissimi. Ma aspetta, prima devo parlarti del mio arrivo: bè, quello, è stato difficilissimo. Ti confesso che sarei voluta tornare subito indietro. Ti ricordi quante persone ci sono a Santa Maria Novella vero? bè le ho guardate sfilarmi davanti, in fetta, con i trolley, con le borse, con i bambini, con gli zaini, con il jeans, con i piumini e no, tu non c’eri.
In quella massa di gambe e piedi e cappelli tu non c’eri.
Dirai adesso, ma lo sapevi no?
No.
In fondo ,no.
Perchè nella città di mezzo avevo una sottilissima speranza di trovarti. Perchè quando pensavo a Firenze ti immaginavo.
Adesso so che non ci sarai mai più ad aspettarmi. Non è stato facile. Potrei dirTi è stato atroce, ma tu scuoteresti la testa e diresti che sono la solita esagerata. Allora ti racconto che è stato triste.
Non mi sono fermata a fare colazione a ” le sorelline”: ho guardato il bar da fuori, ho visto la solita ragazza che serviva ai tavoli, l’ho osservata come da dietro uno schermo. Ho avuto paura. Ti ricordI’? lei ci riconosceva. Mi avrebbe chiesto dov’eri.
Poi ho attraversato Borgo degli Albizi. Ho comprato un anello, ma non quello che avrei voluto; quello, cara Jane, non lo vendono più in quella zona. Ho provato ad arginare i ricordi dirigendomi in periferia. Poi mi sono detta; la periferia non ha senso.E nemmeno i falafel. Allora mi sono fermata ai Ghibellini. Credevo sarei stata a disagio, da sola. Invece no. Ero a casa. Ho mangiato la pizza dopo un anno e mezzo. Era ottima, come sempre. Ho fatto un rapido giro alla Feltrinelli. Poi intimissimi. Ho ciondolato un pò, grigia come il cielo. C’era un albero di Natale meraviglioso in Piazza Duomo. Ma era freddo e gelido uguale all’aria che respiravo. Ho attraversato la città sentendomi un ectoplasma, una cosa fatta di nulla. L’unica cosa che mi ha emozionata per un attimo è stato l’albero alla stazione: un albero pieno zeppo di biglietti dei desideri. Avrei dato qualunque cosa perchè tu mi avessi aspettata di nuovo. Questo era il mio desiderio.
Poi di nuovo gambe, piedi, volti vuoti.
Sono risalita sul treno ed ero triste.
E allora perchè sei andata ? mi stai chiedendo.
Perchè avevo bisogno di tornare.
Avevo bisogno di sapere che la mia vita fa più schifo senza di te.
Non lo sapevi già?
Non del tutto.
mi mancava Firenze.
Adesso lo so. Anche Firenze fa un pò più schifo.