e poi…

e poi…

ti cade addosso un ‘emozione. Dopo giorni e giorni di energia trattenuta, di respiri corti, di frasi smozzicate, di giorni fatti di grigio e caffè d’orzo.

L’emozione più autentica, quella alla quale non pensiamo mai.

Va tutto bene.

Il tuo endometrio, brutto da paura, non ha sviluppato una neoplasia.

è solo brutto.

Sei sana o mediamente tale.

Hai cinquantadue anni e mezzo, hai fatto un tagliando, hai sofferto, hai pensato di dover affrontare una nuova operazione e un cancro ma sei sana.

Viva.

Tutto il resto diventa un rumore di sottofondo.

E tutto quello che finora hai rimandato è lì che ti aspetta.

Viva la libertà.

sai cosa ho fatto io?

sai cosa ho fatto io?

La voce della mia meravigliosa Edi, la mia energica e tracotante Edi di mille anni fa( o forse sono ancora di più) mi arriva come se l’avessi sentita ogni giorni in questi ultimi quindici anni. E non è così.

E’ la mia avvolgente ex collega Edi, 60 anni e ancora centodieci kg. Di fierezza e forza.

Mi telefona e dice

” Sai cosa ho fatto io con tutti i fibromi che mi dicevano di avere?”

” cosa hai fatto?”

“NULLA”

“cioè?”

” Cioè nulla di nulla. Nada. Rien. Li ho lasciati seccare i maledetti e ho mandato tutti affanculo.”

” e si sono seccati?”

” che domande. Mi conosci no? se dico una cosa è quella”

ma si. magari. se il mondo fosse quello di Edi di mille secoli fa. Il mondo di terra madre e dei figli piccoli e della vita che era pesante ma sembrava sempre avere spiragli.

Se fosse quel mondo lì allora manderei tutti affanculo anch’io.

stupidario

stupidario

Lo stupidario del malato che sta per operarsi.

  • vai sei forte
  • vai sei fortissima
  • andrà tutto bene ( o sei Dio o sei il chirurgo. Nel secondo caso comunque ti può sempre tremare la mano)
  • lo ha fatto la sorella del cugino di mia cognata.
  • andrà tutto benissimo lo so ( allora sei Dio)
  • ti posso chiamare? ( no sono in barella)
  • . ti posso chiamare adesso? ( no sono appena tornata dal blocco operatorio)
  • Cosa ti hanno detto DI PRECISO?
  • ma non lo avevano visto prima?
  • all’ospedale Pinco Panco c’è un luminare che opera con un braccio robotico. Lo ha fatto la cugina della zia di mia nuora. Lei è morta vabbè ma lei aveva una metastasi grave.
  • hai provato all’ospedale Tizio e Caio? ( no. sono ancora in reparto)
  • sei a casa? (no)
  • sei a casa sei a casa sei a casa? ( no no no)
e vabbè

e vabbè

Non è andato tutto come avrebbe dovuto.

diciamo che il cammino non sembra una linea retta.

il colono non era solo. e non era estraibile in isteroscopia.

Tutto il resto era una proliferazione di polipi.

Mandati ad analizzare.

Diciamo che ho l’utero imbruttito.

E quindi…dopo 12 ore in ospedale, un ‘anestesia totale, un ‘estenuante attesa e qualche rilevante dolore, credo non sia buona la prima.

C’è molto da rifare.

C’è un pò da aspettare.

Io sono a casa, guardo documentari, leggo libri sui desideri, sanguino e cammino, cammino e sanguino. Rispondo a messaggi tratti da un vero e proprio stupidario umano ( come le infermiere che trasportano gli opeandi al blocco operatorio e prendono in pieno TUTTE e dico TUTTE le porte). Mi scrivono robe del tipo, sei fortissima.

Che non so bene cosa voglia dire.

Comunque, è Pasqua. Si deve rinascere. Ci si prova.

e di non valori

e di non valori

C’è una cosa che insistentemente mi suggerisce di fare uno dei miei spiriti guida o maestri invisibili come li chiama Igor Sibaldi ( non li ho trovati eh, faccio finta): devi guardare le cose in modo differente.

non so bene cosa voglia dire; comunque una mattina, mentre andavo a scuola a piedi come faccio da due anni, mi è entrato in testa sto mantra. Devi guardare le cose in maniera differente. Che poi vuol dire tutto o niente. A pensarci bene. Però è una delle poche frasi che i miei pigri spiriti si sono degnati di dirmi e io ne ho fatto tesoro.

Quindi per cominciare: i miei millemila bambini sempre presenti e altamente molesti. Non vederli così. Non pensare che le cose non stiano andando bene. Pensa che tre anni e mezzo fa un aereo si è schiantato nella foresta ( una giungla direi). Gli adulti sono morti. I piccoli di circa 5 o 6 mesi sono stati allevati dagli scimpanzè. Gli scimpanzè sono amorevoli, sanno accudire. Hanno il pollice opponibile. ma sono scimpanzè. Quindi cibo, banane, acqua, rifugio, cacca, pipì, sonno. pugni sul petto ( forse c’erano pure i gorilla) per avere ciò che si vuole. Linguaggio basico.

Non c’è niente di cattivo in questo.

Non c’è niente che somigli ad una educazione contemporanea.

E qui entri in ballo tu.

Perchè questo è un ‘esperimento. Cosa puoi fare tu?

Dove puoi arrivare tu con i NON educati? ( non ho detto maleducati, ma NON educati)

Ovunque tu arrivi sarà sempre meglio della lotta al platano rimasto. No?

E allora via così. Dalla foresta amazzonica con furore. L’esperimento procede. Ogni giorno è una conquista.

Perchè se vedi grigio, devi spostare l’elefante.

di valori

di valori

i valori del sangue salgono un pò.

l’emoglobina va su.

Il resto, emotivamente parlando ,è un pò in stallo.

Stanno cominciando a spuntare i narcisi. I bulbi invernali mi ricordano che non manca molto ad uscire dalla stagione fredda ( che quasi non si è vista). Mi ricordano che l’anno scolastico è a metà ( faticoso e lento) e che la vita è ciclica.

Il mondo intanto ci ricorda che ci sono guerre ovunque. Che ci stiamo voltando dall’altra parte. Che accadono cose atroci.

E che pobabilmente non moriremo democristiani, come dceva mia nonna, ma fascisti.

decluttering

decluttering

Dopo la lettura di un libro davvero interessante ( solo cose belle) in materia di decluttering e non solo ( si lo so lo so..pure mari Kondo si è pentita del troppo ordine, ma non è ciò di cui sto parlando) è partita una campagna a tappeto contro le cose inutili che tutti accumuliamo in casa.

Non sto qui a menarvela per le lunghe: lo stress visivo delle cose accumulate mi stava sovraccaricando. E io ho bisogno di camminare leggera.

per questo via: via soprammobili inutili, via bomboniere vecchie, via stracci, ciottoli, padelle ( ma quante ne avevo? e manco cucino)via contenitori ( e manco congelo), presine da forno per un esercito, tazze come fossi una caffetteria, foto esposte troppe , portacandele come avessi un tempio, libri brutti mai piaciuti, libri che mai avrei letto. Per non parlare dell’armadio.

Credetemi. E’ rigenerante.

E ho ancora molto da fare.

( un porta arrosto…ma chi ha mai servito l’arrosto in un porta arrosto?)

parlami di firenze

parlami di firenze

C’è una cosa che devo raccontarti Jane, ammesso che tu non abbia un pò sbirciato nella mia vita: sono tornata a Firenze, la nostra città di mezzo.

Non ci ero più tornata forse questo lo sai.

Ho scelto uno dei primi giorni dell’anno, ho scelto di essere sola. Non avrei sopportato la voce o le chiacchiere di nessun altro. Io e me.

Solito regionale. Ti confesso mia cara che ho fatto una gran fatica ad alzarmi dal letto quella mattina grigia. Avrei trovato un sacco di scuse. Ma poi è stata più forte la voglia di tornare . Di rivedere. Di camminare proprio lì. A dirtela tutta avevo immaginato un percorso alternativo, con sosta in un ristorante palestinese dove pare ci siano falafel buonissimi. Ma aspetta, prima devo parlarti del mio arrivo: bè, quello, è stato difficilissimo. Ti confesso che sarei voluta tornare subito indietro. Ti ricordi quante persone ci sono a Santa Maria Novella vero? bè le ho guardate sfilarmi davanti, in fetta, con i trolley, con le borse, con i bambini, con gli zaini, con il jeans, con i piumini e no, tu non c’eri.

In quella massa di gambe e piedi e cappelli tu non c’eri.

Dirai adesso, ma lo sapevi no?

No.

In fondo ,no.

Perchè nella città di mezzo avevo una sottilissima speranza di trovarti. Perchè quando pensavo a Firenze ti immaginavo.

Adesso so che non ci sarai mai più ad aspettarmi. Non è stato facile. Potrei dirTi è stato atroce, ma tu scuoteresti la testa e diresti che sono la solita esagerata. Allora ti racconto che è stato triste.

Non mi sono fermata a fare colazione a ” le sorelline”: ho guardato il bar da fuori, ho visto la solita ragazza che serviva ai tavoli, l’ho osservata come da dietro uno schermo. Ho avuto paura. Ti ricordI’? lei ci riconosceva. Mi avrebbe chiesto dov’eri.

Poi ho attraversato Borgo degli Albizi. Ho comprato un anello, ma non quello che avrei voluto; quello, cara Jane, non lo vendono più in quella zona. Ho provato ad arginare i ricordi dirigendomi in periferia. Poi mi sono detta; la periferia non ha senso.E nemmeno i falafel. Allora mi sono fermata ai Ghibellini. Credevo sarei stata a disagio, da sola. Invece no. Ero a casa. Ho mangiato la pizza dopo un anno e mezzo. Era ottima, come sempre. Ho fatto un rapido giro alla Feltrinelli. Poi intimissimi. Ho ciondolato un pò, grigia come il cielo. C’era un albero di Natale meraviglioso in Piazza Duomo. Ma era freddo e gelido uguale all’aria che respiravo. Ho attraversato la città sentendomi un ectoplasma, una cosa fatta di nulla. L’unica cosa che mi ha emozionata per un attimo è stato l’albero alla stazione: un albero pieno zeppo di biglietti dei desideri. Avrei dato qualunque cosa perchè tu mi avessi aspettata di nuovo. Questo era il mio desiderio.

Poi di nuovo gambe, piedi, volti vuoti.

Sono risalita sul treno ed ero triste.

E allora perchè sei andata ? mi stai chiedendo.

Perchè avevo bisogno di tornare.

Avevo bisogno di sapere che la mia vita fa più schifo senza di te.

Non lo sapevi già?

Non del tutto.

mi mancava Firenze.

Adesso lo so. Anche Firenze fa un pò più schifo.

sono rimasta indietro

sono rimasta indietro

Ussignur come mi è scivolato via il tempo.

Sono rimasta indietro con queste pagine mentre Gennaio gennaione corre.

Non vola, corre. Perchè volare implica qualcosa di leggero, gennaio non sa essere leggero. Non lo è per natura.

Comunque..ospedale, ginecologo, flebo di ferro, digestione come aver mangiato sassi, pillola, anemia, di nuovo ferro, ciclo da film splatter, ancora ferro. sale d’attesa e bambini bambini bambini.

Un pò in sistesi. Giuro che presto spiego meglio.

Fine anno molto carina e pure bagnata. sarà fotunata?